Siamo 5 ragazze del Liceo scientifico Ludovico Pepe...abbiamo deciso di partecipare a questo concorso perchè ci piaceva l'idea
sabato 26 febbraio 2011
ASSEMBLEA D'ISTITUTO OGGI ALL'ASSEMBLEA D'ISTITUTO ABBIAMO TRATTATO IL TEMA DELLA MAFIA GUARDANDO IL FILM: UNA VITA TRANQUILLA
Rosario Russo è un napoletano cinquantenne che vive in Germania da 15 anni come cuoco nel proprio ristorante. Accanto a lui ha la sua famiglia: la moglie tedesca Renate e il figlio Mathias. Tutto scorre tranquillo fino a che il suo celato passato si ripropone nelle fattezze di due giovani napoletani Edoardo e Diego, due malavitosi, recatisi in Germania per un regolamento di conti. Si scoprirà che Diego è il figlio di Rosario, abbandonato insieme alla madre 15 anni prima a causa di contrasti con il clan mafioso di cui Rosario faceva parte e che torna per rivedere il padre.
Ma Edoardo riconosce Rosario e rischia di mettere a rischio la "vita tranquilla" dell'uomo, così Edoardo viene ucciso dal ristoratore, facendo precipitare gli eventi. Diego allora si muove contro il padre contattando il clan mafioso, che intende ucciderlo, rapisce il figlio di Renato, Mathias, e attende il padre con dei sicari. Nella colluttazione morirà Diego, mentre Rosario si salverà, recupererà il figlio Mathias e lo riporterà a casa da Renate, per poi però abbandonare di nuovo la famiglia, e fuggire di nuovo verso l'ignoto.
MAFIA: Mafia è un termine diffuso ormai a livello mondiale con cui ci si riferisce ad una particolare tipologia di organizzazioni criminali
Il termine mafia venne inizialmente utilizzato per indicare una organizzazione criminale originaria della Sicilia, più precisamente definita come Cosa nostra, parola che divenne pubblica al mondo durante il processo al primo Pentito della mafia italoamericana,Joe Valachi.
Paolo Borsellino è stato un magistrato italiano vittima della mafia. È considerato un eroe italiano, come Giovanni Falcone, di cui fu amico e collega.
Bambini abbandonati per le strade,che muoiono di fame,ridotti in schiavitù,che lavorano quindici ore al giorno al servizio delle multinazionali,uccisi, massacrati, trucidati,maltrattati,sfruttati da clan criminali ,mandati al fronte come soldati: si tratta di orrori cui la coscienza occidentale non resta insensibile, contro i quali si lotta spesso purtroppo senza la necessaria efficacia e perseveranza. -BAMBINI ABBANDONATI: purtroppo gli abbandoni sono sempre tanti, troppi.L'abbandono dei neonati è un fenomeno antichissimo. Esso era ampiamente utilizzato in alcune società antiche. Per esempio, nella società dell'antica Roma il 20%-40% dei bambini veniva abbandonato, mentre nella Grecia antica la percentuale s'attestava sul 10%. All'epoca i bambini erano raccolti dai mercanti di schiavi che, dopo averlo affidato ad una balia, vendevano il bambino appena questo era in grado di lavorare. -BAMBINI CHE MUOIONO DI FAME:Sono così educati i bambini che muoiono di fame: non parlano con la bocca piena. Non speracano il loro pane. Non giocano con la mollica per far ne pallottoline. Non dicono “questo non mi piace”. Non protestano quando si toglie loro un piatto. Non gridano per avere caramelle.
Non scartano parti del prosciutto.
Per avere il loro pasto, aspettano con pazienza.
-BAMBINI SOLDATO:Bambini, comprati o rapiti, ridotti in schiavitù e addestrati, a suon di botte, a chiedere l’elemosina e rubare: questa odiosa “tradizione” degli zingari non si è persa ai nostri giorni, come dimostrano anche le più recenti operazioni di polizia, tra cui quella compiuta ieri a Napoli in un campo rom alla periferia della città.
Ancora, bambini che subiscono, all'interno della famiglia stessa, abusi che appaiono minori, che ci colpiscono di meno perché forse meno gravi e più diffusi: bambini che vivono in ambienti familiari degradati, oppure che trascinano le loro giornate in solitudine, nell'indifferenza degli adulti, presi soltanto dai loro problemi e dal loro amor proprio; infine bambini privati della loro infanzia, eccessivamente responsabilizzati da genitori che li considerano una mera proiezione dei loro desideri.
I bambini non sono cose. Hanno diritti. In qualsiasi società, i bambini rappresentano l'innocenza e il futuro.
I bambini hanno bisogno di essere amati, di giocare, di crescere armoniosamente, di imparare. Solo così potranno perdonarci e costruire un mondo migliore.
La Polizia a cavallo può vantare una lunga tradizione storica; è infatti il più antico Reparto organico ad inquadramento diretto della Polizia.
La sua storia si snoda attraverso le più importanti vicende del nostro Paese e l'origine stessa rimanda addirittura all'impresa di Giuseppe Garibaldi.
Seguì un periodo di codificazione e regolamentazione per la Poli Cavallo distanza in Sicilia, fino all'emanazione del R.D. 27 marzo 1877, e l'adozione dell'uniforme risorgimentale.
Le due guerre mondiali e le conseguenti trasformazioni sociali
comportarono una drastica riduzione del Corpo, tanto che nell'ultimo dopoguerra rimase attivo un solo Squadrone di Guardie di Pubblica Sicurezza a Cavallo, con sede a Roma e un distaccamento a Napoli.
Detto Squadrone fu elevato dapprima al rango di Gruppo e poi a quello di Raggruppamento, fino alla concessione nel 1965 dello Stendardo Nazionale, che viene tuttora custodito presso il Comando del Centro di Coordinamento per i servizi a Cavallo della Polizia di Stato.
Come si diventa un agente a cavallo
Gli aspiranti cavalieri vengono scelti tra gli appartenenti al corpo della Polizia di Stato che non abbiano superato i 35 anni e con almeno due anni di servizio effettivo. La selezione viene effettuata sulla base di alcuni requisiti importanti come la certificazione medica, le capacità ginnico-atletiche e l'interazione con il cavallo, ma anche sulla base di alcuni titoli preferenziali allegati alla domanda quali, ad esempio, il patentino di cavaliere o il brevetto da istruttore federale. Il punteggio complessivo con il quale ciascuno degli aspiranti cavalieri viene inserito nella graduatoria è quindi stabilito dai titoli. A parità di punteggio, la precedenza viene data ai più giovani di età. I candidati giudicati idonei vengono ammessi alla frequenza del corso di specializzazione. Durante le lezioni i futuri cavalieri approfondiscono la teoria e la pratica dell'equitazione e le norme di primo soccorso fino ad apprendere le tecniche di allevamento e di addestramento dei cavalli.
Royal Canadian Mounted Police
La Régia polizia a cavallo canadese (in francese: Gendarmerie royale du Canada, in inglese: Royal Canadian Mounted Police) fu istituita nel 1872 per ordine del colonnello Patrick Robertson-Ross che propose la creazione di un corpo militare a cavallo che presidiasse la regione delle grandi praterie nell’ovest del Canada, immenso dominio del Commonwealth britannico. In modo informale questo corpo di polizia viene chiamato Mounties.
All’epoca quella regione era ancora terra di confine, i pochi bianchi insediatisi stentavano a trovare un efficace sistema di convivenza con le tribù indiane che da secoli abitavano quelle terre. D’altronde, anche l’effettiva sovranità canadese su quell’area era, all’epoca, allo stato formale e, pertanto, le mire espansionistiche degli Stati Uniti nei confronti di quei territori erano tutt’altro che velate. Vi erano infatti dei continui sconfinamenti da parte di cacciatori, mercanti e avventurieri di ogni genere provenienti dagli Stati Uniti, che avevano addirittura cominciato a porvi degli insediamenti permanenti, come centri fortificati e piccoli villaggi dove sventolava la bandiera a stelle e strisce. Uno di questi insediamenti fu Fort Whoop-up, dove si concentrò un folto gruppo di avventurieri statunitensi (soprattutto trafficanti di alcool e cacciatori di lupi e bisonti), che nel giro di poco tempo resero più aspro il rapporto con le locali tribù nativoamericane, divenendo in breve tempo una vera e propria spina nel fianco per il governo canadese.
Fu proprio a seguito del massacro di alcuni nativoamericani della tribù degli Assiniboine, avvenuto nel 1873 in una località denominata Cypress Hills, tra l'Alberta ed il Saskatchewan, da parte di una banda di cacciatori proveniente da Fort Whoop-up, che il primo ministro Canadese, John A. Macdonald, decise di far propria la proposta del colonnello Robertson-Ross e di istituire un corpo di polizia a cavallo che operasse nei territori occidentali del Canada, soprattutto al fine di evitare una guerra indiana provocata dalle continue scorrerie degli avventurieri “yankees”.
Il nuovo corpo, che era numericamente modesto per evitare che l’istituzione di una grande unità ai confini con gli USA potesse essere interpretata da questi ultimi come una provocazione, fu dotato di una uniforme con la giubba di colore rosso, lo stesso colore che all'epoca vestiva l’esercito di Sua Maestà Britannica. Il primo nome ufficiale assegnato al nuovo corpo di polizia, composto da poco più di trecento unità, fu North-West Mounted Police (Polizia a cavallo del nord-ovest), ma ben presto i suoi appartenenti divennero famosi come "mounties" oppure come "red-coats" (giubbe rosse).
La NWMP divenne in breve tempo il simbolo della corona inglese negli immensi territori di quella parte del Canada, dove i componenti di questo corpo scelto, per quanto limitato numericamente, assolsero un ruolo fondamentale per la colonizzazione dell’ovest canadese. Essi, in effetti, non furono solo la longa manus armata del potere costituito, ma amministrarono direttamente la giustizia nei reati minori, e soprattutto si frapposero, quale autorevole cuscinetto, fra gli attori principali di una non facile convivenza: indiani e coloni bianchi.
Ai giorni nostri la denominazione ufficiale del corpo della polizia a cavallo canadese è Royal Canadian Mounted Police (RCMP) ed è un corpo di polizia moderno ed altamente specializzato a statuto militare, pur senza aver rinunciato a nulla della sua tradizione ultracentenaria. Ancor oggi, infatti, il mountie, con la sua famosa giubba rossa e il suo caratteristico cappello a falda circolare, rimane uno dei simboli del Canada maggiormente conosciuti nel mondo.
Rave o Rave Party è il termine utilizzato alla fine degli anni
80 per descrivere le prime feste illegali con musica
elettronica,
caratterizzate dal ritmo incalzante di musica dance e giochi di luce.
Un rave illegale mette in scena vari elementi:
affronto alla proprietà privata attraverso l’occupazione di spazi abbandonati delle grandi città e la loro autogestione temporanea,
attacco alle forme di produzione commerciale delle discoteche, al valore del denaro, ai rapporti sociopolitici di dominio nel governo della metropoli,
negazione della "star" come djs,
autoproduzione come concetto di massa (dalla produzione stessa della musica alla creazione di una vera e propria microeconomia alternativa),
approccio con empatia e stati alterati di coscienza,
ricerca di una consapevolezza comune, grazie anche alla messa in rete e della condivisione di conoscenze su un uso creativo e sovversivo della tecnologia,uguaglianza nelle diversità, al di fuori della politica tradizionale
.Una delle influenze più marcate della scena dei rave è stata la controcultura hippy che ha dato vita al movimento dei traveller, come nomadi che organizzavano grandi fiere gratuite, luogo di incontro per tutti i movimenti di controcultura, dai punk alle Crew che organizzavano feste Acid House illegali a Londra.I primi rave trovano vita nelle fabbriche abbandonate delle metropoli statunitensi, e più precisamente nelle fabbriche di Detroit, per poi espandersi in Gran Bretagna e nel resto dell'Europa. Con la momentanea invasione di un'area industriale ormai in disusosi vuole stigmatizzare la condizione sociale di migliaia di operai disoccupati e celebrare la liberazione dell'uomo dalla catena del lavoro; per un'intera notte quel luogo riprenderà vita e le macchine fino ad allora produttrici di merci saranno teatro di una nuova, forte espressione musicale che si esprime in un suono senza strumenti né spartiti, ma scandito da suoni elettronici e casse ritmiche. Anche nella scelta dei suoni, che vengono campionati e poi mixati con il computer, si ritrova l'imprescindibile legame che il rave ha con la metropoli, nella quale nasce e si sviluppa; si tratta spesso di suoni provenienti dalla realtà urbana,sirene, antifurti, suoni di macchinari industriali.
Internet, un nuovo mondo di cui più nessuno può farne a meno.Sempre più frequentemente nuovi utenti si avvicinano al mondo virtuale non facendo attenzione ai molti pericoli che può comportare.Internet non è solo un gioco o un passa tempo ma,collega tutto il mondo affinchè ci arrivino notizie da ogni dove, è utile anche per migliaia di persone che svolgono il loro lavoro grazie a esso.Nata come applicazione militare e diffusasi poi come strumento di comunicazione tra ricercatori di università statunitensi, Internet è entrata a far parte stabilmente, negli ultimi dieci anni, della nostra esistenza quotidiana. In rete si possono trovare i pedo pornografi, i terroristi, i fanatici, i trafficanti di droga e i truffatori di ogni risma che qui trovano certamente un supporto tecnologico che rende più efficaci i loro propositi.Sul web bisogna avere particolare attenzione ai siti che richiedono l'inserimento del numero telefonico,del codice della propria carta di credito o di informazioni personali.Non sappiamo chi si nasconde dietro un qualunque schermo e non sappiamo nemmeno le sue intenzioni ma spesso, le persone ingenue si fidano incorrendo in gravi rischi come le truffe on line.Alcune persone si sono rivolte alla polizia o a programmi televisivi come le 'iene' e 'striscia la notizia' ed è grazie a loro che alcune di queste truffe sono state sventate. Spesso dietro a queste truffe si nascondono criminali o esperti di informatica.
Ma la Rete possiede anche delle interessanti potenzialità progressive, democratiche, liberatorie ed è questo il principale motivo per cui la sua diffusione va incrementandosi in modo capillare in tutto il mondo.
Internet favorisce anche gli scambia di merci,di messaggi ma anche di cultura.Chiunque può informarsi di ciò che particolarmente desidera sapere in totale libertà.In questo mondo virtuale sono presenti numerosi social network,uno maggiormente diffusi è facebook.
Facebook è una piattaforma sociale che ti consente di connetterti con i tuoi amici in qualsiasi posto del mondo.Se prima ci si incontrava personalmente in piccole comunità rurali o di quartiere, oggi ci si “incontra” virtualmente nel Web, senza uscire di casa.Anche se l'integrazione sociale alla vecchia maniera è ancora possibile, quella online è più popolare.Internet è pieno di milioni di individui che cercano di incontrare altri utenti per sviluppare amicizie e rapporti d'affare. Ed è proprio quando si cercano nuove amicizie che si incorre nel rischio di trovare pedofili alla ricerca delle loro vittime.Maggiormente sono le ragazze ad incorrere in questi rischi.Il troppo utilizzo di questi social network può comportate non solo dipendenza ma anche alla depressione delle menti dei giovani portandoli anche al completo isolamento dai propri coetanei.
NON FIDIAMOCI DI TUTTE LE
PERSONE CONOSCIUTE ON LINE SPESSO
NON SONO COME NOI CREDIAMO!
I GRAFFITI
Il graffiti writing, è una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il pianeta, basata sull'espressione della propria creatività tramite interventi pittorici sul tessuto urbano. Correlata ad essa sono gli atti dello scrivere il proprio nome d'arte (tag) diffondendolo come fosse un logo. Il fenomeno, ricordando la pittura murale , è da alcuni ad essa accostato, e viene spesso associato ad atti di vandalismo, poiché numerosi adepti utilizzano come supporti espressivi mezzi pubblici o edifici di interesse storico e artistico.
L'obiettivo di ogni writer è sia raggiungere una certa fama all'interno della "scena" dei graffiti, sia far conoscere il proprio nome a chiunque; per questo è di fondamentale importanza una certa visibilità delle opere, sia essa ottenuta grazie ad una presenza imponente di tag (firme), bombing (scritte semplici e veloci con contorno e un colore di interno), pezzi (graffiti con lettere evolute e di vari colori) e pezzi monumentali ovvero bianconi o argentoni chiamati anche block (fatti con la tempera o l'argento oltre che nelle strade soprattutto lungo le ferrovie). Oltre alla fama si pone un altro elemento: l'espressione personale. Molto spesso questo bisogno è fine a se stesso, e alla soddisfazione individuale di vedere una propria opera in un contesto urbano , fuori dagli schemi che il sistema impone. La differenza tra atti di vandalismo e il "writing" è da ricercarsi nelle motivazioni che spingono a dipingere. L'intero fenomeno del writing arriva con tale impatto allo spettatore da non poter esser frainteso: basti pensare all'evidenza delle allusioni, spesso politiche e di protesta sociale. Il senso espressivo dovrebbe comunque esser evidente a chiunque: dietro alle forme ed all'evoluzione delle lettere c'è un lungo studio, fatto di bozze preparatorie ed ispirazioni provenienti dall'ambiente che circonda il writer in questione. Ogni persona vive in un determinato ambiente e viene influenzato direttamente e profondamente nel proprio modo di fare e di agire. Lo stesso avviene per colui che opera nella città (come lo fanno i writers e gli street artist) e che ha al contempo una missione personale e universale: esprimersi e farsi conoscere. Di conseguenza ogni nazione e città ha scuole di stili diversi: lo stile tedesco, lo stile brasiliano, lo stile romano (lettere tondeggianti, tendenti al bomb-style ) e via dicendo.
La street art è la definizione comunemente utilizzata per inquadrare tutte le manifestazioni artistiche compiute in spazi pubblici. A differenza del graffiti writing l'artista non vuole imporre il suo nome, ma intende creare un'opera d'arte che si contestualizzi nello spazio che la circonda, creando un impatto e interagendo con un pubblico diversificato, che peraltro non ha scelto di visionare l'opera. Il concetto è facilmente riconducibile all'idea di performance nata negli anni settanta, con l'aggiunta del tentativo di proporre un'opera duratura, che non sia ufficiale né richiesta.
Nonostante una maggiore eterogeneità e differenze sostanziali di tecniche in gioco, la street art ha maturato nel corso degli ultimi anni una connotazione Culturale propria. Le tecniche utilizzate, oltre allo spray, comprendono poster, sticker, stencil, installazioni, performance.
Il boss criminale Frank Costello prende sotto tutela un ragazzino di nome Colin Sullivan. Vent'anni dopo, Sullivan è una brillante recluta del Massachusetts State Police, il corpo di polizia del paese. Parallelamente, anche Billy Costigan, ragazzo proveniente dagli stessi sobborghi, tenta di entrare nella polizia di Stato. Ma mentre Sullivan fa carriera e si trova nell'unità speciale anticrimine (grazie alla protezione e gli agganci di Costello, che lo considera come un figlioccio), Costigan viene costretto a infiltrarsi nella banda di Costello per fare la spia per la polizia, pena l'esclusione dall'arma. A comando di questa operazione di spionaggio vi sono il sergente Dignam e il comandante Queenan.
Sullivan comincia così a passare informazioni a Costello, che prospera nella sua attività criminale grazie alla protezione dall'interno di Colin. D'altra parte Billy, dopo essersi fatto volutamente arrestare, entra in un giro di spacciatori col cugino e avvicina Costello, che lo inserisce nella sua squadra nonostante continui a nutrire dubbi verso il ragazzo.
Sullivan intanto s'innamora della pschiatra criminale Madolyn, che ha tra i suoi assistiti anche Billy Costigan, con il quale ha un rapporto altalenante; questi, nel mentre, inizia a compiere atti criminali insieme al braccio destro di Costello, Mr. French, e inizia a passare molte informazioni alla polizia, rischiando più volte di essere scoperto. Durante una consegna di denaro per un grosso furto che doveva concludersi con l'arresto di Costello e si risolve con un nulla di fatto, Costigan intuisce che c'è una talpa all'interno della polizia di Stato, e alla stessa conclusione arrivano Sullivan e Costello riguardo alla presenza di un informatore della polizia nella banda criminale.
Costello obbliga Sullivan ad accelerare le operazioni per individuare la talpa, e il giovane comincia ad inimicarsi i colleghi agenti: in particolare, per scoprire l'identità della talpa, fa pedinare il capo della polizia Queenan, ottenendo molti dissensi. Costigan ha capito che il suo comandante è pedinato e lo convoca per un incontro sul tetto di un edificio; in strada però c'è un'auto con un gruppo di poliziotti che sorvegliano Queenan. Ma sul posto si stanno recando anche gli uomini di Costello imbeccati ancora una volta da Sullivan.
Costigan annusa il pericolo e, su suggerimento di Queenan, si allontana utilizzando una scala antincendio. Invece il capitano Queenan viene gettato dalla finestra dagli uomini di Costello. Costigan fa in tempo a defilarsi, ma assiste impotente alla sua morte; infine scappa con gli uomini di Costello che hanno iniziato uno scontro a fuoco con la polizia; in questo scontro muore Delahaunt, che si scopre essere un altro agente infiltrato della polizia nella banda di Costello, atto a controllarlo; Per questo il malavitoso, convinto di essersi liberato della talpa, smette di indagare in proposito e torna a concentrarsi sui suoi intenti criminali.
Intanto il sergente Dignam - sconvolto per la morte del proprio capitano - accusa Sullivan di aver predisposto il pedinamento, lo prende a pugni e rassegna le dimissioni. Sullivan si trova nell'ideale posizione di comando del caso sotto le pressioni sia di Costello, che chiede ancora maggiore protezione, sia del corpo di polizia che pretende di arrestare gli assassini di Queenan e la talpa. Quando Sullivan, avuto il comando, acquisisce il cellulare del defunto capitano Queenan, rintraccia Costigan dall'ultima chiamata del capitano. Dopo una breve conversazione, Bill pensa di vedere in Colin un alleato interno nella polizia. Intanto, Costello si reca a recuperare una partita di cocaina in un magazzino abbandonato: Costigan informa Sullivan, che però non passa l'informazione a Costello. Sullivan infatti lo tradisce perché è venuto a sapere che Costello è un informatore protetto dalla FBI e teme che lo possa denunciare. Una volta sul posto quindi, i poliziotti tendono una trappola alla banda criminale, e Costello muore per mano dello stesso Sullivan.
In centrale si festeggia, mentre finalmente Costigan incontra in sede Sullivan. Una volta finita la missione, Billy Costigan vuole essere ricompensato per il lavoro svolto e, soprattutto, recuperare la propria identità. Ma mentre il poliziotto si assenta, Costigan capisce che l'infiltrato al servizio di Costello è Sullivan e scappa via. Qualche giorno dopo, Sullivan riceve a casa un pacco in cui sono contenute le registrazioni delle sue conversazioni con Costello. La sua fidanzata, Madolyn - che nel frattempo ha scoperto di essere incinta - vedendo che il mittente è Costigan, di cui è stata tenera e appassionata amante, apre il pacco e ascolta le registrazioni. Indignata accusa apertamente Sullivan e lo lascia. Infatti Costello, come d'altronde Colin temeva, aveva registrato tutte le conversazioni con lui per poi depositarle al suo avvocato, in modo che giungessero all' FBI. Dopo la sua morte, l' avvocato del malavitoso aveva affidato queste registrazioni a Billy.
Sullivan si incontra con Costigan sullo stesso attico in cui è morto Queenan: dopo una breve colluttazione, Costigan procede all'arresto. Per questa cosa, Costigan ha richiesto l'intervento di un poliziotto e suo ex compagno di accademia, Brown, che però non sa come comportarsi vedendo il suo superiore, Sullivan, ammanettato e sotto mira. Giunti al pian terreno con un ascensore, prima Costigan e poi il collega Brown vengono uccisi per mano di un'altra talpa che Costello aveva infiltrato nella polizia, l'agente Barrigan. Sullivan così si salva e a sangue freddo uccide a sua volta la seconda talpa.
Dopo i funerali di Costigan, il caso viene archiviato. Ormai dimenticato dalla fidanzata, rientrando a casa, Sullivan si trova davanti l'ex sergente Dignam, che lo uccide senza pietà.
In quasi tutte le società tradizionalile donne rispetto agli uomini hanno sempre vissuto situazioni di subordinazione e discriminazione; l'istruzione fino a non troppo tempo fa era limitata all’apprendimento di abilità domestiche, non avevano accesso a nessuna posizione di potere ed il matrimonio è stato quasi sempre considerato un mezzo necessario per garantire alla donna sostegno e protezione. In caso di maltrattamenti o di mancato mantenimento una donna sposata aveva scarse possibilità di rivalersi. Nel diritto romano la moglie era un vero e proprio “possesso del marito”; in quanto tale, la donna non godeva del controllo giuridico né della sua persona, né dei suoi figli, né delle sue terre, né dei suoi soldi. Anche durante il Medioevo, il diritto feudale prevedeva che la terra si tramandasse per discendenza maschile. Leeccezioni dell’antica Babilonia e dell’antico Egitto -dove le donne godevano dei diritti di proprietà- e a Sparta, dove amministravano di fatto l’economia, furono dunque fenomeni isolati. Nel novecento nei paesi industrializzati la donna sembra aver definitivamente raggiunto l’uomo nei diritti sulla carta, ad esempio con il diritto al voto o alla possibilità di svolgere professioni una volta riservati all’uomo (ad esempio la carriera militare).Nel concreto, però,forme di violenza fisica, pricologica ed economica non si sono estinte e restano una piaga della società di cui le donne sono le uniche vittime. Da un indagine condotta dalla regione Emilia Romagna risulta che nel 13% dei casi si tratta di violenza sessuale, nel 33% di violenza economica, nel 51% di violenza fisica e nel 65% di violenza psicologica. Il totale è superiore al 100% in quanto più donne hanno subito diversi tipi di violenza. In moltissimi casi (oltre l’88%) la violenza viene definita “domestica”, in quanto inflitta da partner o da ex partner (l’82%) oppure da parenti, nel 6,4% dei casi. Amici e conoscenti sono autori della violenza nel 4,5% delle occasioni, mentre il restante 7,1% ha come protagonisti sconosciuti. La violenza domestica è da intendersi come violenza maschile contro le donne in casa, che implica dunque una relazione di intimità o familiare.
La metà delle donne che si rivolgono ai centri per denunciare episodi di violenza si ritengono non autosufficienti dal punto di vista economico e questo dato è tanto più negativo se si pensa che è spesso lo stesso partner ad usare violenza. Metà delle donne non possono garantirsi l’indipendenza economica, e di conseguenza non possono garantirla ai figli; questo fattore determina che la maggior parte delle donne che subiscono violenza economica e psicologica la subiscono perché non si sentono economicamente autosufficienti e non vedono alternative alla situazione di cui sono vittime.
Negli ultimi mesi quello della violenza sulle donne è un argomento che apre i titoli di giornale quasi ogni giorno, nonostante sia un problema che esiste da sempre e che ogni tanto torna alla ribalta.Dare voce a questi fatti è importante perchè l’esposizione sui giornali e nei telegiornali del problema sensibilizza l'opinione pubblica ed orienta le leggi del governo. Ma se da un lato i mass media, attraverso la comunicazione riescono a rendere reali e di pubblica importanza questioni spesso sottovalutate, dall'altro hanno il potere di creare un clima di allarmismo.
Le violenze avvenute ultimamente nel nostro paese mettono l'accento sul fatto che registi di questi fatti sono gli immigrati quando in realtà solo il 10% degli stupri è da attribuirsi a loro. Questo accade perché alcune notizie vengono strumentalizzate, portando alla creazione di stereotipi. Ed ecco nascere un clima di tensione e xenofobia, con ronde di cittadini che si organizzano per pattugliare le strade della propria città e le aggressioni a stranieri che con i fatti criminali non centrano nulla.
Se quello della violenza sulle donne è un problema innegabile, è altresì indiscutibile che i media hanno il potere di pilotare l'opinione pubblica. L’unico modo per evitare di creare stereotipi è cercare di andare alla fonte della notizia per impedire la perdita di informazioni e la generalizzazione.
L’Avvocata Elena Bigotti, volontaria del Telefono Rosa, ha trattato il problema della violenza contro le donne dal punto di vista giuridico. L’avvocato ha messo in evidenza un punto debole delle leggi italiane: esse sono state redatte quasi esclusivamente da uomini, ed è per questo che troppo spesso risultano inefficaci nel risolvere problemi prettamente femminili. Un dato inquietante, ad esempio, mette in evidenza che in Italia le denunce contro gli atti di violenza avvenuti in famiglia vengano spesso scoraggiate dalle forze dell’ordine. A livello giudiziario, inoltre, un padre violento nei confronti della propria compagna in molti casi non viene valutato negativamente come genitore, mentre le due cose non dovrebbero essere scisse.
Un'altro dato che fa riflettere è che nel nostro Paese, la maggior parte degli atti violenti avviene nei confronti di donne emancipate, probabilmente perchè vengono viste dagli uomini come delle rivali.
Nonostante esistano validi centri per il soccorso delle donne che subiscono violenza fisica e/o psicologica, non sempre questi vengono pubblicizzati in modo adeguato. La psicologa Alessandra Sena del “Centro Soccorso Antiviolenza” dell’ospedale S. Anna di Torino, nel corso di una conferenza sulla violenza contro le donne ha messo in evidenza la mancanza di visibilità che è stata data a questo centro in cui una equipe di professionisti si occupa di offrire sostegno medico e psicologico alle donne che subiscono qualsiasi genere di abuso. La conseguenza è che solo un numero esiguo di donne si rivolge agli esperti dell’ospedale per avere un appoggio medico e psicologico.
Per far fronte a quella che per molti sta diventando un'emergenza di sicurezza è necessario aumentare le risorse alle forze dell'ordine -le uniche preparate e predisposte a fronteggiare con professionalità situazioni di questo tipo- e non lasciare che siano i cittadini, spesso non preparati e troppo coinvolti psicologiamente.
E' altresì importante dare visibilità alle strutture in grado di fornire assistenza alle vittime della violenza. Se le violenze si consumano in privato è difficile che vengano denunciate, per questo sono indispensabili campagne di sensibilizzazione al problema e aiuti più concreti verso chi ha il coraggio di denunciare il proprio aguzzino.
Il numero dei procedimenti penali aperti nell' ultimo anno cresce del 10%. Ma quel che piu' preoccupa e' il connotato violento del tipo dei reati. Nel rapporto annuale inviato alla procura generale sullo stato della giustizia minorile i procedimenti penali aperti nell' ultimo anno sono 4.970. I dati che hanno suscitato particolare preoccupazione riguardano reati che hanno come connotato, appunto, la violenza: gli omicidi sono passati da 2 a 4, le estorsioni da 8 a 14 (c' e' addirittura un minorenne accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione), le lesioni personali addirittura da 266 a 353. Questo, e' il frutto del clima in cui vivono i minori, circondati da adulti che hanno esclusivamente interessi materiali, che usano i minori sia sul piano sessuale che sul piano criminale. C' e' un facile mito che va smascherato con coraggio: molti adulti non amano i bambini, non li rispettano. Per questo, di conseguenza, il minore, appena puo' , risponde colpo su colpo". Questo accade ancor prima che il minore sia imputabile, cioe' prima dei 14 anni. . Ragazzini di buona famiglia, sempre sotto i 14 anni, sono stati sorpresi a compiere imprese di ogni genere. Si ricorda, ad esempio, una serie di incidenti stradali che si ripetevano in provincia, in uno stesso punto, con grave rischio per l' incolumita' degli automobilisti di passaggio. Dalle indagini si e' scoperto che la colpa era di un gruppo di ragazzini dai 10 ai 12 anni che gettavano sull' asfalto, su una strada in curva, delle lattine d' olio, e poi si nascondevano dietro i cespugli che fiancheggiavano la strada per godersi lo spettacolo delle auto che sbandavano e che finivano in un fosso. E' il disinteresse degli adulti a occuparsi dei figli e a dar loro delle regole di vita. Il problema dei cosiddetti infraquattordicenni diventa particolarmente drammatico nei territori a rischio. "Manteniamo il massimo allarme . dice il procuratore dei minorenni . per la progressiva infiltrazione anche nel nostro territorio della criminalita' organizzata degli adulti che costituisce un grave e obiettivo contagio per il minore che si trova in condizioni di disagio sociale. Putroppo il degrado socioeconomico, soprattutto il degrado morale, di alcune periferie metropolitane costituiscono sempre piu' motivo di grande preoccupazione per il possibile raccordo tra criminalita' organizzata e crimine minorile. Bisogna evitare che i ragazzini emarginati crescano e formino una propria identita' esclusivamente riferita a modelli criminali. In troppe aree non ci sono luoghi di aggregazione sociale, e l' alternativa spesso sono le bande: la banda che consente ai ragazzini di commettere reati di gruppo, come stupri e rapine ai supermercati, imprese sempre basate sulla intimidazione e violenza. Come arginare questa linea di tendenza? Occorre lanciare una nuova campagna ecologica: come si salvaguardia il verde per conservarci un ambiente accettabile, cosi' bisogna salvaguardare i bambini: sono loro il nostro futuro, su di loro dobbiamo investire il meglio delle nostre risorse.
Con bullismo si indica generalmente nella letteratura psicologica internazionale «il fenomeno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico. In particolare con il termine bullismo si intende riunire aggressori e vittime in un'unica categoria»
esistono due tipi di bullismo,il bullismo diretto e quello indiretto:
Il bullismo diretto è caratterizzato da una relazione diretta tra vittima e bullo e a sua volta può essere catalogato come:
bullismo fisico: il bullo colpisce la vittima con colpi, calci o spintoni, o la molesta sessualmente;
bullismo verbale: il bullo prende in giro la vittima, dicendole frequentemente cose cattive e spiacevoli o chiamandola con nomi offensivi, sgradevoli o minacciandola, dicendo il più delle volte parolacce e scortesie;
bullismo psicologico: il bullo ignora o esclude la vittima completamente dal suo gruppo o mette in giro false voci sul suo conto;
cyberbullying o bullismo elettronico: il bullo invia messaggi molesti alla vittima tramite sms o in chat o la fotografa/filma in momenti in cui non desidera essere ripreso e poi invia le sue immagini ad altri per diffamarlo, per minacciarlo o dargli fastidio.
Il bullismo indiretto è meno visibile di quello diretto, ma non meno pericoloso, e tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendola e isolandola per mezzo soprattutto del bullismo psicologico e quindi con pettegolezzi e calunnie sul suo conto.
I bulli maschi sono maggiormente inclini al bullismo diretto, mentre le femmine a quello indiretto.
CAUSE
Le cause primarie di questo fenomeno sono da ricercarsi non solamente nella personalità del giovane bullo, ma anche nei modelli familiari sottostanti, negli stereotipi imposti dai mass- media, nella società di oggi a volte disattenta alle relazioni sociali.
L'enorme eco che gli episodi di bullismo hanno ottenuto in quest'ultimo anno sui mass-media segnala la diffusione, nell'opinione pubblica, di una crescente consapevolezza del problema.
È di fondamentale importanza, infatti, che tutti riconoscano la gravità degli atti di bullismo e delle loro conseguenze per la crescita sia delle piccole vittime, che nutrono una profonda sofferenza, sia dei piccoli prevaricatori, che corrono il rischio di intraprendere percorsi caratterizzati da devianza e delinquenza.
Diverse migliaia di egiziani hanno manifestatoal Cairo contro il governo e le forze di polizia e si contano almeno tre morti, un poliziotto e due civili. La protesta è nata pacificamente e, grazie alla scelta iniziale delle forze dell’ordine di non ostacolare i cortei, ha raggiunto l’area di piazza Tahrir dove si trovano alcuni uffici governativi e il palazzo del parlamento. I manifestanti hanno urlato slogan contro il presidente Hosni Mubarak, che controlla il paese dal 1981, chiedendone le dimissioni. La polizia ha iniziato a contenere la rivolta lanciando lacrimogeni e cercando di disperdere i manifestanti. Alcuni sono stati colpiti e malmenati e, secondo la televisione di stato, un poliziotto sarebbe rimasto ucciso negli scontri.Le proteste contro il governo hanno interessato anche la città orientale di Ismailiya e ci sono notizie di migliaia di manifestanti che avrebbero sfilato nell’area portuale di Alessandria, scandendo frasi come: «Rivoluzione, rivoluzione, come un vulcano, contro Mubarak il codardo». Nell’area di Suez le manifestazioni sono state represse con maggior forza dalle autorità e si parla di un paio di morti tra i manifestanti.l governo egiziano ha rivendicato la propria scelta di consentire ai manifestanti di esprimere liberamente le loro opinioni e di organizzare cortei, ma ha duramente condannato gli episodi di violenza come il lancio di pietre verso gli agenti di polizia e la distruzione delle proprietà pubbliche.Come è accaduto in Tunisia, gli egiziani protestano per gli alti livelli di corruzione nel paese e contestano la leadership di Mubarak, accusato di aver fatto molto poco per rilanciare le sorti economiche e politiche del paese negli ultimi anni. Il livello di frustrazione è molto alto, ma la mancanza di una alternativa politica rischia di far spegnere la rivolta o di raccogliere meno consensi del previsto.
Assistere a uno spettacolo sportivo, a una partita di calcio in particolare, rappresenta uno dei più diffusi e popolari modi di impiegare il tempo libero in Occidente.
Purtroppo quella che dovrebbe essere una festa si trasforma spesso, specialmente da noi in Italia, in occasione di violenza.
Le cronache delle partite sulla stampa sportiva non si limitano ormai da tempo a raccontarci le prodezze agonistiche di questo o quel campione, ma ci riferiscono di aggressioni, scontri, risse, assedi, agguati, accoltellamenti, ferimenti, lanci di oggetti, di petardi, di pietre, di bombe, giù giù fino a che talvolta l'insensata spirale di violenza non lascia sul campo il morto ammazzato.Il problema della violenza negli stadi è in Italia un problema annoso. Periodicamente, da molto tempo a questa parte, si organizzano dibattiti, si esecra, si condanna, facendo ricorso a una retorica sempre più stucchevole, ma non si fa sostanzialmente niente, fino allo scontro o al morto successivi.In Inghilterra, per esempio, il tifo violento negli stadi, quello dei tristemente notihooligan, è stato debellato tramite una serie di provvedimenti che hanno restaurato l'ordine e che consentono ai veri sportivi di godersi la partita in un clima di confortevole convivialità.Da noi invece le partite si trasformano in occasione di guerriglia urbana, il tifo calcistico si colora, oltre che di rivalità campanilistiche, di improbabili valenze politiche e ideologiche. Nelle curve si inneggia alla violenza senza che ne esistano giustificazioni plausibili.
Razzismo , delinquenza comune, uso di droghe, bullismo, affermazione violenta della propria personalità, becero qualunquismo si mescolano, presso alcune frange estremiste degli ultras, alla passione sportiva.Tutto ciò accade per la mancanza o per la poca sicurezza che c'è!Eppure basterebbe poco per ripristinare la sicurezza: seguire l'esempio di chi ci è riuscito e cioèzero tolerance nei confronti dei violenti, pene certe e severe che comprendano la carcerazione, divieto assoluto di frequentare lo stadio per i facinorosi, giustizia rapida ed efficace, responsabilizzazione dei club nella gestione della sicurezza degli stadi. In Inghilterra ha funzionato.
questo libro tratta una storia vera,
la protagonista di questo libro e Giorgia Benusiglio una giovane ragazza di 17 anni che dopo aver assunto una pasticca di ecstasy ,ha iniziato il suo calvario dovuto al trapianto di fegato.
Stavano per perderla per sempre i suoi genitori ,ma la morte improvvisa di Alessandra gli ha salvato la vita.
La famiglia, gli amici, i medici le stanno vicino durante le sue sofferenze, fino al ritorno a una vita normale e alla scelta di impegnarsi per informare i più giovani sui rischi delle droghe.
Leggendo questo libro abbiamo aperto gli ochi sul mondo ,sulla verità ,su ciò che può provocare anche un quarto di basticca.
Si Giorgia è riuscita a sopravvivere ,ma quante altre persone muoiono per assunzione di droghe?
Leggendo i quotidiani o ascoltando i telegiornali, non possiamo fare a meno di constatare quanti incidenti stradali avvengono per assunzione di droghe e alcol. Le statistiche pubblicano dati allarmanti di persone (in questo caso conducenti) che ubriachi o drogati si mettono alla guida di vetture. OVUNQUE QUESTI DATI SONO IN AUMENTO.
TUTTO QUESTO è ALLARMANTE!!!
Lo stato fisico del conducente: Le statistiche purtroppo ci confermano che quasi tutti gli incidenti stradali sono provocati dal COMPORTAMENTO NON CORRETTO del conducente e dal suo stato fisico.
Ci sono tanti fattori che possono compromettere le buone condizioni psicofisiche:
come SOSTANZE STUPEFACENTI e ALCOOL
COME INTERVIENE LA POLIZIA STRADALE
Negli ultimi anni si è presentata una nuova problematica in ambito lavorativo, la preoccupazione per un importante ma poco conosciuto rischio legato all’assunzione di “alcol e droghe”, basti pensare che solo nei trasporti nel 2007 sono avvenuti 1.207 decessi per incidenti su strada.
NOI ragazzi siamo il futuro ,siamo molto forti,ma per i falsi modelli di vita spesso cediamo e diventiamo vittime di alcool e droghe.
La Polizia stradale, detta anche "Polstrada", è una specialità della Polizia di Stato che svolge in modo prevalente alcuni compiti specifici: -previene e reprime le violazioni al codice della strada; -rileva gli incidenti stradali; -predispone i servizi diretti a regolare e controllare il traffico; -organizza servizi di scorta per la sicurezza della circolazione stradale; -presta soccorso agli automobilisti in difficoltà.L'attività della polizia stradale viene gestita dalla "Direzione Centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato » Servizio Polizia Stradale", una direzione facente parte del Dipartimento della pubblica sicurezza presso il Ministero dell'Interno.
giovedì 3 febbraio 2011
Un romanzo toccante basato su una storia vera
La vera storia di Mimma Lupo, lo straordinario caso editoriale che ha commosso gli italiani.
A Palermo, di fronte alla casa del giudice Borsellino, vive un’anziana donna.Domenica Lupo, nel libro chiamata Mimma, da anni assiste i carabinieri creando con loro un legame così forte da diventare, ai loro occhi, «la mamma» di tutti. Porta il tè, l’acqua, i cornetti...
Mimma racconta un amore mai consumato per un giovane brigadiere dell’Arma dei carabinieri,Una storia straordinaria che ha commosso tutti quelli che l’hanno conosciuta e che, per l’intensità del messaggio in essa contenuto, merita di essere, come si legge nella Prefazione di Rita Borsellino, «ascoltata, vissuta e tramandata».
Mimma Vive sola, circondata da vicini affettuosi. Frequenta la casa di Borsellino da molto tempo e, dopo la morte del giudice, l’amicizia con la vedova del compianto magistrato si è fatta ancora più intima, tanto che per la signora Borsellino è quasi «una di famiglia»